- MULTISALA ODEON AVOLA

Vai ai contenuti

Menu principale:

LUNEDI' 16 AGOSTO ORE 21:15 IN ARENA
VOLEVO NASCONDERMI
Antonio è figlio di emigranti. Dopo la morte della madre viene affidato ad una coppia svizzero-tedesca ma i suoi problemi psicofisici lo porteranno all'espulsione. Viene mandato a Gualtieri in Emilia, luogo di cui è originario l'uomo che è ufficialmente suo padre. Qui vive per anni in estrema povertà sulle rive del Po fino a quando lo scultore Renato Marino Mazzacurati lo indirizza allo sviluppo delle sue naturali doti di pittore.

Regia: Giorgio Diritti. Con: Elio Germano, Oliver Ewy, Leonardo Carrozzo, Pietro Traldi, Orietta Notari. Genere: Biografico,
Il film è stato premiato ai Nastri d'Argento, ha ottenuto 15 candidature e vinto 7 David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Berlino, ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards
Un occhio spalancato guarda da un buco in un sacco nero un dottore, uno psichiatra, che parla in tedesco e che vediamo in controcampo. Non vuole essere visto, vuole restare nascosto“Toni al Matt” (Elio Germano), che ha già sofferto due abbandoni: dai genitori di Gualtieri  (vicino Reggio Emilia) e da quelli adottivi. Nella sua infanzia è stato perseguitato dai coetanei che lo spaventavano a morte ansimando rumorosamente davanti a lui. Quando dalla Svizzera tedesca viene rispedito a Gualtieri, lo chiamano “il tedesco”. Però, quando lo incontra lo scultore Mazzacurati nell’inverno 1928, comincia un’altra vita per Toni; l’artista convince Ligabue a farsi ospitare nella casa della madre. Toni esce dalla solitudine: inizia a dipingere e a creare forme di creta con una preferenza per il mondo animale. Di fronte alle sue creazioni imita il verso dell’animale, come se volesse infondere vita alla sua creazione. Si trasforma in gallo e in tigre. Il suo autoritratto non è solo lo studio del suo aspetto guardandosi allo specchio - una fredda fotografia -  ma come si deve osservare un artista mentre sta dipingendo. Quasi a rafforzare la sua autostima davanti a chi gli dà del “matt”, dice categorico “Ai  son un artista!”. Convincerà anche i suoi critici che nella descrizione della natura il pittore si sintonizza con qualcosa di sfuggente ed apparentemente indescrivibile riuscendo a comunicarlo a chi guarda le sue opere.  Con i guadagni per la vendita dei quadri compera 3 auto assumendo un autista e ben 13 motociclette di marche prestigiose; su queste gira per campagne e città dell’Emilia, pur avendo difficoltà a issarle sui cavalletti quando sosta. L’Istituto Luce fa un documentario sul pittore ed inventa una donna che lo bacia e dice che il bacio “le è piaciuto di mondi!” (moltissimo) . Ligabue quasi alla fine del film pettina la morbida sabbia del Po come se fosse l’artista polacco Christo che aveva incartato la costa australiana nel ’68 e nel ‘74 Porta Pinciana a Roma.

Elio Germano, ormai tra i migliori attori del cinema italiano, fa come al solito uno studio encomiabile per calarsi nel personaggio, come ne La nostra vita di Luchetti, meritando il premio ex-equo di miglior attore protagonista con Bardèm al Festival di Cannes (2010), e ne Il giovane favoloso di Martone del 2014. Stavolta Elio Germano pesca il prestigioso Orso d’argento come miglior attore protagonista al Festival di Berlino 2020. La sinergia tra Diritti e Germano, con la ulteriore spinta della splendida fotografia di Matteo Cocco che illumina ed amplifica i colori caldi di città, borghi, casali e campagna, facendo eco ai colori saturi della pittura di Ligabue, produce un gran film su sofferenza ed Arte.
Da non mancare.
 
Copyright 2015. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu